Matteo da adolescente non sapeva che fosse possibile incontrare una ragazza con un pene, prima di sapere che una nota modella ne avesse in effetti uno. Questo mandò il suo battito cardiaco a mille, soprattutto perché quella modella gli piaceva da sempre: significava che era diventato gay?
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Matteo trent’anni dopo quel fatidico giorno: ci siamo seduti di fronte ad un caffè, su un comodo divano, e abbiamo cominciato a chiacchierare dei sui incontri con trans.
Oramai quarantenne, Matteo ne ha vista di acqua passare sotto i ponti: è un uomo tutto d’un pezzo, che ama vestire sportivo, e con le mani rese callose dal lavoro manuale. Dopo anni trascorsi nell’angoscia, adesso Matteo è finalmente libero, e può parlare senza remore di quel periodo passato nell’incertezza: “Mi ha fatto male al cervello” è stata la prima cosa che ci ha detto.
Ci ha raccontato di come ha vissuto quel periodo così particolare della sua vita: sospettare di essere gay non era una bella cosa, soprattutto negli anni ’80, considerato l’ostracismo della società nei confronti di questa condizione.
In più, vivere il dubbio da adolescente accentuava i problemi, anche per via del fatto che ai tempi non esisteva alcun centro per LGBT. Matteo, però, voleva testare la sua situazione provando ad andare con una donna transessuale: una pratica oggi molto diffusa, ma ai tempi parecchio “nascosta”.
La prima esperienza di Matteo con una donna trans ebbe luogo nel 1987: era una prostituta, e l’esperienza fu traumatica. Il sesso gli piacque, ma dopo l’orgasmo fu assalito dall’angoscia e dall’ansia: pensieri relativi all’HIV, e al fatto che qualcuno dei suoi conoscenti potesse averlo visto. D’altronde quello era il periodo del boom dell’AIDS, una malattia che poteva colpire chiunque, ma che venne usata come veicolo di stigmatizzazione dell’omosessualità.
Nonostante Matteo avesse usato il preservativo, la paura di aver contratto l’HIV lo tormentava, sia per la morte e il decadimento fisico, sia per la paura di essere etichettato dagli altri come “frocio”.
Superato quel momento, Matteo ha continuato a frequentare donne transessuali che spesso trovava su facebook: più viveva questa esperienza, più la ricercava ancora, desiderando che accadesse di nuovo. In tutto questo, le incertezze e le paure continuavano a manifestarsi, ma non riuscivano a placare quel desiderio.
Fra le altre cose, Matteo provò anche ad andare con le donne, collezionando però solo rifiuti: questo ha fatto sì che Matteo non vivesse alcun rapporto tale da metterlo in contatto con la propria identità eterosessuale, cosa che aumentava in lui i dubbi.
Le trans, invece, non lo avevano mai respinto: non quelle frequentate da lui, considerando che erano tutte prostitute. Però questo gli ha permesso di conoscerle meglio: s’è reso conto che queste donne hanno eretto un muro di diffidenza verso gli uomini, perché spesso oggetto di scherno da parte loro.
Poi ha conosciuto una persona che, proprio come lui, aveva approcciato questo mondo da ventenne: Alessandro. Il nuovo amico gli ha spiegato che in realtà non era gay, perché ben consapevole del fatto che ciò che cercava in un trans non era la mascolinità, ma la femminilità. “Se hai un’erezione di fronte ad una bella ragazza – gli spiegava Alessandro – di certo non puoi essere gay, anche se lei ha il cazzo”.
Da questa conversazione, Matteo ha scelto di vivere le esperienze con le donne trans in modo più consapevole, senza pensieri sulla propria sessualità, cercando anche delle relazioni che fossero stabili e non più legate al sesso con le prostitute. Circa 10 anni fa Matteo conobbe Alice, in un supermercato: sua coetanea, Alice era una donna trans nonché una prostituta.
Per la prima volta Matteo si lasciò andare, baciando la sua prima donna transessuale in pubblico, e alla luce del sole. Non era più un uomo insicuro.
Poi le sue convinzioni sono state rafforzate dalle confessioni di un’altra amica trans, secondo cui non esistono uomini eterosessuali al 100%: nonostante questo la maggior parte di essi critica, insulta o prende in giro le trans. “Mi chiedo, a volte, quanti di questi critici sono stati poi con un transessuale”: una domanda più che lecita, e che nasconde una popolazione maschile spesso vomitante odio, ma poi in realtà diretta protagonista di questo trend.
Così, compiuti trent’anni, Matteo s’è stancato di negare a se stesso chi era e cosa faceva: gli piacevano i trans, ma non era gay. Così cominciò a frequentare anche le ragazze, divertendosi e senza pensieri o dubbi per la testa, abbandonando ogni senso di colpa o di vergogna. In pratica, cominciò a vivere la propria vita.
Intanto le cose con Alice proseguivano: Matteo desiderava che la storia andasse oltre al mero sesso e al rapporto prostituta-cliente, ma c’erano diversi ostacoli su questa strada. Intanto Alice, come molte altre prostitute, era una drogata e spesso alla disperata ricerca di denaro: convincerla ad abbandonare quella strada, dunque, era praticamente impossibile.
Matteo le dava dei soldi tutte le volte che poteva, e non per fare sesso ma per aiutarla: Alice, però, era oramai chiaramente sulla strada del decadimento fisico, magrissima e con il viso spento. Passarono sette anni, e nel mentre Alice era letteralmente scomparsa nel nulla: questo convinse Matteo che era arrivato il momento di cercare un partner stabile, che lo facesse sentire bene.
Con l’avvento dei siti web di incontri online, la cosa divenne molto più facile: Internet diventò un luogo perfetto per trovare la propria anima gemella. Ed ecco la sorpresa: dopo essersi registrato sul portale più famoso di incontri con trans, il primo nome che comparve nella lista fu “Alice”, ed era proprio quella “Alice”.
Lui pensava che fosse morta: sarebbe sicuramente stato così, se avesse continuato con droga e prostituzione. Invece Alice sembrava sana: il suo profilo diceva che aveva un lavoro, e il sorriso nella foto confermava questo cambiamento così radicale. Aveva smesso di drogarsi, e si era impegnata attivamente nella difesa delle comunità transgender. Matteo riuscì a strapparle un incontro, ma quel muro non era caduto: lui era ancora uno qualsiasi ai suoi occhi, proprio come quando era suo cliente.
Le cose cambiarono quasi subito: dopo aver spezzato l’imbarazzo legato ai tanti anni trascorsi, e a come si erano lasciati, Alice si aprì e cominciò ad accettare l’idea che un uomo potesse volerla e amarla, al di là del sesso a pagamento. Oggi Matteo e Alice condividono una vita normale insieme: oramai sulla quarantina, lavorano entrambi e si amano come una coppia regolare.
È un caso raro, perché non succede spesso che un uomo etero stia con una donna transessuale: anzi, Matteo non ha mai conosciuto altre coppie così particolari. Oggi il suo pensiero è questo: “Chi se ne frega: se ami una persona e stai bene con lei, niente dovrebbe impedirti di farlo. Anzi, dovrebbero farlo in tanti: venire allo scoperto aiuterebbe molte altre persone a fare lo stesso”.